Io sono popolo

Il sovversivismo della classe dirigente


J’ACCUSE

Guardare tutto da una delle periferie del mondo, San Basilio, una delle borgate storiche di Roma, si evidenzia la distanza tra la gente, il popolo, e le Oligarchie che ci governano. Ci si rende conto dello sfaldamento del tessuto sociale con la netta sensazione che sia la “stessa democrazia a essere obsoleta, neanche fosse il cancro che, ponendo limiti alle pretese delle diverse componenti sociali, necrotizzi le capacità rigenerative proprie della società”.

Dogma 95

Questo “MAKIN’ OF” sul “populismo” è essenzialmente un ATTO POLITICO. 

In quanto tale, è stato realizzato utilizzando materiali registrati con apparecchiature di diversa qualitàtecnica. Una scelta anche artistica – DOGMA ’95 – per dare il senso di come, in epoca di lockdown, si sia passati dalla pagina scritta alla scena.  

Il populismo

L’Enciclopedia del pensiero politico Laterza lo definisce come l’ “Atteggiamento politico favorevole al popolo, identificato nei ceti socio-economici più umili“.  Francesco Saverio Festa, docente di Storia della filosofia all’Università di Salerno, spiega che «il populismo considera il popolo depositario di tutte le virtù politiche e sociali. Si vuole adulare il popolo e difenderlo dai raggiri machiavellici dei ceti dominanti, avanzando proposte politiche atte a gratificare i desideri di rivalsa del popolo minuto, contrapponendolo alle élite». 

Il progetto

Evitare ogni discussione sul “populismo” o limitarsi a stigmatizzare il fenomeno senza entrarvi nel merito non è solo fuorviante, ma, in un’epoca complicata, “nervosa” (Céchov così definì la propria contemporaneità) come quella di oggi, non solo è rischioso, ma controproducente per gli stessi assetti democratici nel nostro vivere politico. Negli ultimi anni, infatti, il malessere sociale è cresciuto rappresentando per i cd “populisti” un fin troppo valido brodo di cultura ove svilupparsi e crescere. La Brexit in Gran Bretagna, Trump negli USA, i “Gilet Gialli “ in Francia”, “Podemos” e “Vox” in Spagna e, in Italia, i “5 Stelle”, la “Lega”, gli stessi “Fratelli d’Italia” rappresentano solo alcuni dei momenti in cui  gli atteggiamenti che si richiamano al populismo sono prevalsi o prevalgono. Ma c’è di più. Si è andata creando una pericolosa frattura tra masse, popolo, tra la gente e la propria classe dirigente, le Élite, le Oligarchie. Una rottura che può davvero minare la tenuta stessa del tessuto sociale della nostra società.

l’idea

IO SONO POPOLO” è un documentario che affronta la questione del “populismo”, vuole capirne le ragioni, comprenderne le origini ed esplorarne i confini. Analizzarlo attraverso una molteplicità di strumenti che la modernità oggi offre, partendo dal testo teatrale, «Io sono popolo – il sovversivismo della classe dirigente» di Alessandro Trigona e dalla sua messa in scena. Un “makin’ of” dello spettacolo che è occasione per una riflessione per cercare di comprendere il senso di un malessere sociale oggi quanto mai diffuso, e, drammaturgicamente parlando, “rappresentarlo”.  Quel malessere sul quale i cd “populisti” possono costruire le loro fortune politiche.

Oltre le parole

Oltre le parole, ci sono i fatti. Un documentario quindi, da diffondere, distribuire, trasmettere attraverso i canali propri di un prodotto audiovisivo. Proiettare nelle scuole, nei circoli, nei luoghi di cultura che spinga alla riflessione, al dibattito. Un documentario sul tema del “populismo” dove l’allestimento dello stesso spettacolo teatrale, il “making of” , si offre quale tessuto narrativo per renderlo maggiormente fruibile, comprendere meglio quello che accade oggi a livello politico, sociale, culturale. Il teatro e l’audiovisivo per parlare di attualità, di contemporaneità.

Quale drammaturgia

Nel settembre del 2021, l’attrice barese Italia Aiuola, con la regia dello stesso autore, Alessandro Trigona, ha presentato nelle piazze, nelle strade di Lecce, della Puglia, in eventi culturali, l’incipit del testo teatrale in quelle dinamiche artistiche che l’attore e regista pugliese Ippolito Chiarello ha denominato “Barbonaggio Teatrale”.  L’attrice ha cominciato così un percorso che l’ha portata, dalle strade, ad affrontare la scena, il palco di un teatro. Ma il racconto, il suo racconto all’interno del documentario, ha inizio proponendo tutte le fasi dell’allestimento dello spettacolo, dalle prove “on line”, proseguendo con il confronto con il pubblico in un contesto che di teatrale, come detto, non ha nulla: le piazze, le vie di Lecce. 

Italia Aiuola, come detto, offre l’incipit del testo ai passanti, alle persone che affollano quei luoghi creando perplessità, sconcerto, o anche consenso. Interpreta un testo che, pieno di spunti di carattere politico, sociale, culturale, produce un vero cortocircuito confondendosi con le molte manifestazioni di contestazione in corso nel Paese. Italia Aiuolasi è quindi spogliata del ruolo di interprete, di attrice apparendo come una donna che si lascia andare a dissertazioni di “altra” natura, arringando la folla, come se fosse davvero un’attivista, militante politica. Il cortocircuito innescato ha prodotto reazioni, quindi, di diversa e contradditoria natura: plauso, dissenso, indifferenza. Italia Aiuola non era piùun’attrice ma, appunto, era altro da sé, altro dal suo normale ruolo di artista. È apparsa come una donna che interpreta e rappresenta la propria vita e il proprio pensiero. Italia Aiuola a quel punto non era un’attrice ma solo ed esclusivamente sé stessa, come spiega nell’intervista che funge da filo conduttore del documentario. 

Un “making of” che va, quindi, oltre il semplice “making of”. È qualcos’altro. Una drammaturgia che s’intervalla, si intreccia, si miscela con la realtà, presentando momenti, “analisi”, di riflessione sociale e politica, con specificazioni storiche e culturali che, “lemmi”, accompagnano e spiegano le citazioni e i riferimenti presenti nel testo. Momenti arricchiti dalle sintesi delle riflessioni che intellettuali e studiosi hanno sviluppato nel tempo sul “populismo” e/o sulle diverse situazioni sociali e politiche generali. Da Marx, Engels e il “Manifesto del Partito Comunista” alla “filantropia telescopica” di Charles Dickens; da Vincenzo Cuoco, con la sua lucida analisi delle ragioni del fallimento della rivoluzione napoletana del 1799, all’attualità del pensiero di Gramsci sul “sovversivismo della classe dirigente”, perno intorno al quale ruota l’intera “analisi” che, a capitoli, è proposta nel documentario. Da Julien Benda e il suo “tradimento dei chierici” per poi presentare le attente riflessioni di una serie di filosofi, intellettuali, sociologi che, negli anni, hanno analizzato la contemporaneità, con le loro considerazioni che rappresentano più un punto di partenza e non di approdo per altre possibili ulteriori riflessioni: Noam ChomskyFrancis Fukuyama, Massimo Cacciari, Luciano Canfora, Luciano Gallino, Sheldon Wolin, Christopher Lasch, Wright Mills, Zygmunt Bauman, Pier Paolo Pasolini

Teatro, analisi, richiami alternati ad immagini, a video, cronache giornalistiche, riproponendo le fasi delicate di questo inizio millennio come le manifestazioni di piazza, lo scontro sociale in atto, passando per i fatti di una Grecia vessata da una Unione Europea troppo lontana dalle istanze popolari, i “Gilet Gialli” francesi, i recentissimi “No Vax”, dietro i quali ci può essere tutto e di più, tutto e di più: malessere, disagio, tensioni.

 Quale struttura

 ““IO SONO POPOLO” ovviamente, è solo un documentario, un “making of” senza null’altro a pretendere se non, magari, spingere avanti un ragionamento che affronti la complessità dell’oggi, analizzarla, capirla senza ipocrisie e infingimenti. Un documentario che rappresenta un lampo, una scintilla per davvero capire chi oggi noi siamo, chi vogliamo essere e dove si vuole andare. “Se” si vuole andare.

Sulla falsariga del capolavoro di Al Pacino, “RICCARDO III”, “IO SONO POPOLO” di Alessandro Trigona è stato realizzato incrociando, in montaggio, diversi momenti e/o situazioni sceniche riguardanti l’allestimento dell’omonimo spettacolo teatrale:

  1. La messa in scena vera e propria – il monologo teatrale viene registrato in diverse situazioni in un serrato montaggio dove si passa da un contesto di prove ad altre con riprese effettuate ricostruendo il percorso che ha portato Italia Aiuola, prima sulle strade di Lecce a recitare l’incipit dello spettacolo, alle prime prove eseguite “on line”, poi al vero e proprio allestimento dello spettacolo. Il documentario mostra l’attrice leggere il copione, interrogarsi su di esso, interagire con l’autore ottenendo indicazioni di regia e quant’altro. Ella stessa si racconta nell’allestimento dello spettacolo stesso. 
  • Lemmi – sempre come nel “RICCARDO III” di Al Pacino – il documentario propone momenti di analisi e di approfondimento culturale e politico, con spiegazioni, anche storiche, riguardanti le citazioni presenti del testo (Marx, Gramsci, Benda, Baumann, Orwell, ecc). Che il “making of” sia occasione per un serio approfondimento civile e culturale!
  • Ad arricchire il documentario, come detto, l’ANALISI. Una voce fuori campo che ricostruisce, analizza il contesto in cui oggi viviamo ipotizzando scenari, indicando i segni di disgregazione sociale che oggi si evidenziano. Un punto di vista analitico che vuole cucire i diversi momenti del documentario recuperando il senso del tutto e dando voce agli intellettuali che nel tempo hanno riflettuto sul fenomeno del populismo e del sovversivismo delle classi dirigenti in particolare.

versione fumetto

iosonopopolo@trigona.cloud

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Sceneggiatore, insieme ad Alessandro Rossetti, del documentario “L’ONDA LUNGA” con la regia di Francesco Ranieri Martinotti, presentato al Torino Film Festival 2021

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siae

l’europa

salvare l’Europa dall’Europa

A più di sessant’anni dal trattato di Roma e dopo la Brexit e il voto italiano, si rende necessarioridefinire ruolo e funzionedell’Unione europeaentrando nel
merito del
le politiche economiche fin qui adottate per riannodare il filo dell’ambizioso progetto dell’Europa Unitaoggi decisamente  in declino. Occorre fugarela percezioneche si ha di un’istituzionesostanzialmente funzionaleagli interessi forti(borsa, finanza, multinazionali)mettendo al centrodell’azione politica ciò che costituisce, invece, la base di una reale identità europea: la Storia, l’Arte, la Cultura. Un patrimonio inestimabile, faro di civiltà, che necessita attenzionie l’adozione di politiche concreteche lo valorizzirilanciando, al contempo, l’idea di un’Europa deipopoli, espressione di unità e coesione. È indispensabile, quindi, l’istituzione dell’ “Agenzia Europea per la tutela e la valorizzazione dei beni artistici, archeologici e monumentali” (AEBAAM) con sede in Roma, città universalmente riconosciuta per il patrimonio storico e archeologico rappresentativo di più di 2.000 anni di diverse epoche storiche. Occorre, altresì,  intervenire affinchéEurostatescluda i costi di tutela e valorizzazionedei beni artistici e monumentalidai vincoli di bilancio dei singoli Stati, come già avvieneper altre situazioniprese in considerazione da SEC 2010e dal recente Manuale sul Disavanzo Pubblico 2016. Particolarmente penalizzati, infatti, risultano oggi essere i Paesi, come l’Italia, che possiedono un alto numero di beni artisticida tutelaree che, a tal fine, destinano consistenti risorse finanziariediversamente a quanto si possono permettere Stati di più recente Storiache li possono impiegare in altri e diversi investimenti (innovazione) o a salvaguardia del Welfare. A poco vale la considerazioneche suddetti benipossano produrreun rilevanteritorno economicoconsiderando che, oltre certi limiti, l’eccessivo sfruttamento può comprometterne la conservazione. Adottare politiche di salvaguardia darebbe, altresì, senso concreto alla definizione di “patrimonio universale dell’umanità”data dall’UNESCO e permetterebbe, attraverso la stessa edilizia, di rilanciare l’economia degli Stati, con conseguenti immediate ricadute occupazionali, incoraggiando, inoltre, la specializzazione, lo sviluppo e l’innovazionein un settore con potenziali margini di crescita in futuro. Iniziative, insomma, tese a far sì cheStoria,Artee Culturanon siano considerate un peso, ma validi strumenti di crescitacivileed economica, essenziali elementi di identità europea, efficacistrumenti per salvare l’Europadall’Europa.

a.t.

l’europa post brexit

 

Salvare l’Europa dall’Europa

salvare l’europa…