Premio Enrico Maria Salerno per la Drammaturgia

Motivazioni al premio

VIII Edizione – 2002

 

L’Uomo Nuovo

di Alessandro Trigona Occhipinti

 

La disperazione della vita carceraria e il dubbio sul valore rieducativo della pena sono i temi al centro dell’opera. Il testo si confronta con quella ricchissima tradizione drammaturgica e letteraria che trasforma il carcere in palcoscenico e la prigionia in metafora della condizione umana. Trigona affronta la sfida a viso aperto, frena – apparentemente – sulla metafora e dà spazio alla realtà della galera. La vicenda è quella di una sanguinosa successione al potere fra un piccolo boss incallito e un delinquentello che capisce presto come gira il mondo là dentro. Si dipana una storia fatta di frammenti di vita che appaiono come episodi casuali e che si rivelano invece, a poco a poco, tappe salienti di un percorso obbligato, dalla sottomissione al riscatto: “quasi un “romanzo di formazione” per il giovane delinquente. Sembra scendere i gradini dell’abiezione servile, mentre, al contrario, egli fa della propria sottomissione sessuale lo strumento per impadronirsi dell’anima del boss. Sembra si stia parlando di abuso e violenza sul giovane ed invece si tratta di un disperato bisogno d’amore del suo anziano aguzzino. Un testo che è altro da ciò che appare, dunque. Vari personaggi si aggirano nello spazio claustrofobico della vicenda, ciascuno con un suo compiuto frammento di percorso, tutti insieme a spiare in quelle celle – come dal buco della serratura – brandelli dell’unica vita loro consentita. “L’uomo Nuovo è un testo realistico e di denuncia civile, sì, anche. Ma tutto quello spiare, quello scrutare e scrutarsi morboso di passioni ingabbiate, diventa metafora, oltre che della vita, del teatro stesso. E questo, davvero, ne fa un’opera originale.